Sculettando e procedendo mostrando il meglio di sé,
mi par di veder la gran signora
– che almeno si crede così – che va “a negozi”
per distrarsi dal suo doversi riconoscere
per quel che è: uno struzzo.
“Guarda, guarda come nasconde la testa
sotto la sabbia…perché?” chiede la bimba.
“Il perché non lo so, ma so che è un modo
per far capir a qualcuno tra noi che non si
deve nascondere quel che c’è, ed evitare di
pensare con la testa nascondendola, dando
a noi adesso l’immagine di uno che ragiona
non più a partire dalla coscienza, ma dalla
larga escrescenza che sta dietro…non ti
pare?
Col rischio di far vedere al posto della faccia
il posteriore!”.
La bimba sorrise e stette a osservare se
quello struzzo ritornasse a sollevare il capo.
Mah…chi fa lo struzzo, prima di farlo, lo è.
Non si tratta di un fatto in sé, di un momento,
ma di una mentalità.
Se la tua mentalità è quella del nascondere
la realtà dei fatti, sei di fatto uno struzzo
in mentalità.
Se poi mostri all’altro il posteriore e non il
volto credendoti a lui superiore, quale faccia
appare di te, se il primo si vede e l’altro no?
Chi struzzo lo fa, prima ancora lo è.
La bimba, intanto, sta disegnando in fantasia
qualcosa sulla sabbia con le sue ditine.
Mi viene in mente allora la canzone: “Ho
scritto t’amo sulla sabbia”…o anche quando
quel tipo là aveva scritto sulla sabbia qualcosa
mentre volevano lapidare quella ragazza, e
poi non l’hanno fatto.
Differenza enorme
tra il detto lapidario e il detto da lapidare.
tra il detto lapidario e il detto da lapidare.
Il detto lapidario
riassume in breve la verità e la realtà.
riassume in breve la verità e la realtà.
Il detto da lapidare è quello da eliminare,
prima che si faccia una lapide fissa.
prima che si faccia una lapide fissa.
E qui ho compreso perché non bisogna far lo
struzzo, ma denunciare ciò che non va.
A sculettar siam buoni tutti usando il
posteriore, mostrando il meglio di noi in
basso.
A mostrar a testa alta quel che siamo, forse
ci indica meglio dove noi ora andiamo.
“Dove andiamo adesso?” –mi richiama la
bimba, rialzandosi dal suo scritto sabbioso.
“Vediamo…cosa hai scritto?...Hai disegnato…
Lo struzzo che nasconde il sedere sotto la
sabbia!...”.
Mentre procediamo, mi viene in mente
quella signora/struzza, che la chiamavano
nel paese:
“Il mostro di Locness”.
Sì, perché
apparentemente si dava arie di normalità e
tranquillità, ma quando emergeva il suo vero
volto, appariva con tutta la sua mostruosità…
chissà se c’è ancora, e se sarà riuscita a far
emergere qualcosa di buono da sé…