Con quel peso enorme da una parte, con quel corpo esile dall’altra, i due facevano comunque amicizia in simpatia, attraverso qualche movimento di lui e un po’ di dolci parole di lei.
Un peso alleggerito, un corpo
esile innalzato.
Il gravare delle situazioni
della vita avrebbero potuto già da subito
schiacciare questa bimba, se un destino
misterioso e benevolo non gli avesse messo
sul cammino qualcuno ad accompagnarla in
questo mondo animale, trasformato così in
un luogo di avventura e di bellezza.
Il peso
dell’elefante diventa così una garanzia, e
la piccola si può avvinghiare, anche se solo
idealmente, alla sua schiena, per godere di
un momento di relax e di passeggio sicuro
sulle strade della vita.
Garanzie che non
ha trovato altrove, anzi che l’hanno delusa,
sfruttata e stuprata a tutti i livelli.
Senza
questo ritorno naturale al regno animale,
il regno degli affetti ipocriti e traditori,
specie da chi gli era vicino, l’avrebbe fatta
subito morire e farla finire…ma non era
ancora il momento, per quella bambina che
affidava ora alla proboscide del mastodonte
essere il suo destino con una foglia raccolta
lì, sui due piedi.
Il grosso pachiderma in
quel momento appariva piccolo e gentile,
mentre la piccola diventava davanti a lui
qualcosa di vero, di grande e di bello, alla
quale portar rispetto e amore.
E fu così, in
verità, tra loro.
Nei suoi goffi movimenti,
quell’animale appariva più vero e sincero di
coloro che avrebbero dovuto amar quella
bimba; e quella bimba, pur a malincuore e ad
ultima scelta, a quell’elefante poteva solo a
lui in quel momento affidare la sua fiducia e
la sua amabilità, che altrove gli era finora
stata negata. Poteva quel grosso animale
avere amore verso quella bimba?
No, di
certo.
Ma certa era la simbiosi tra loro,
in quel momento.
Quella che quella bimba
avrebbe dovuto avere dai suoi, ma che –
per la superbia di loro – mai aveva avuta,
per cui, quel giorno, arrivò da me.
E io, per
consolarla, l’accompagnai qui,
a quest’isola felice dello zoo.
a quest’isola felice dello zoo.
Chi si gonfia di superbia, in verità appare
goffo come un elefante nella sua vita.
E calpesta chi incontra, chiunque sia, pur sia
figlio suo.
Il vero elefante si guarda bene dove
cammina e calpesta, e non alza mai la cresta,
ma solo con la proboscide tasta il terreno e
il luogo dove porsi e incontrare, e lasciarsi
incontrare.
Solo così è un vero elefante; altrimenti, fa
solo spettacolo da circo, e nulla più.
Senza relazioni, senza emozioni, senza
amore.
Solo per soldi, venduto, pagato, merce di
scambio.